HYPER si compone di un ciclo di tre lavori. Tre differenti raggiere di cavi che si disegnano a muro, innervandosi e ispessendosi al centro fino ad addensarsi e diventare presenze aggettanti nello spazio. Linee di pressione scultoree.
Nessun tipo di funzionamento, tranne la possibilità di accensione delle lampadine che ne sono il nucleo. Un alone di calore, di luce, che si riflette sui dettagli costruttivi, sulle finiture, su un’orafa minuta preziosità.

Gli Hyper sono riusciti a derubare la Natura di un po’ della sua bellezza.
Sono quello che resta dopo aver soffiato tra i semi dell’infruttescenza di un soffione.